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Convivenza 2.0

A casa mia, paradossalmente, ti conviene avere un problema nel cuore della notte piuttosto che di mattina. La probabilità di trovare qualcuno sveglio e disposto ad aiutarti durante le prime ore della giornata è pari a zero. Ma uno zero mortale, assoluto. Gira tutto al contrario a casa mia; alle quattro di notte puoi trovare facilmente qualcuno che suona la chitarra, sente un LP al giradischi o gioca alla play in Dolby Surround. Invece al mattino, a casa mia, tutto deve tacere. Mi sveglio ogni volta in totale solitudine, a colazione mangio pane e tristezza, mentre mi vesto parlo con lo specchio. Ho sviluppato l'insana abitudine di affacciarmi alla finestra ogni qual volta sento i camion dei rifiuti arrivare. Gli uomini della raccolta differenziata, che svuotano i bidoni dell'immondizia nella piazza la mattina, sono i miei unici amici. 
Dunque sta mattina riflettevo proprio su questo fatto quando è successo l'irreparabile. Un ragno. Un ragno sul muro. Ma non un ragnetto. Un ragno grosso come una pallina da ping pong, con le cesoie giallo fluo anni '80 al posto della bocca e peloso manco fosse il tappetino del bagno. Ora io non è che sia una paurosa allucinante...piuttosto nella norma. Ho le paure che hanno un po' tutti, il vuoto, gli ambienti affollati e stretti, gli aghi, i serpenti e ovviamente la morte che, vabbè, è un classico. Gli insetti non mi fanno paura, o almeno non tutti. Io odio quelli che si muovono velocemente. Il mio nervosismo deriva forse da un'immaginazione eccessivamente spinta, perché appena li vedo muovere, lesti, la mia mente parte nella visione di istanti di pura follia. Immagino che, veloci e piccoli, salgano su per il braccio con le loro zampette rapide fino ad entrarmi negli occhi e bo, mangiarmi il cervello per esempio, e sazi uscire fuori dagli occhi insieme a tutta la loro prole che intanto hanno cresciuto in me. Insomma un delirio. Palesemente finto, ma concreto a sufficienza per farmi salire il panico. 



D'altra parte non ho neppure il cuore di ucciderli, mi dispiace troppo. Immagino che abbiano figli che li aspettano a casa, che siano bravi esserini, che paghino le tasse e cambino canale quando c'è la d'Urso in tv...così rimango troppo buona e troppo stupida per fare qualsiasi cosa che abbia un minimo carattere risolutivo. 
L'imbecillità di quel momento mi ha costretta a restare ferma, impalata a guardare il ragnone andare su e giu per la parete pensando a tutto quel che avrei potuto fare, ma che non avevo il coraggio di fare. Ho riflettuto a lungo e mi sono resa conto che c'era una sola cosa che potevo: Alzarmi, e andare a svegliare il mio coinquilino! Così, senza pietà! 
"Maria, ma che succede? Ma che ore sono? Ma che problema hai?" 
"R. aiuto, Ho un ragno in camera!" 
Mi regala immediatamente un pacchetto con un fiocco rosso sopra. Dentro un biglietto per un viaggio in prima classe per l'altro paese. Ma non posso accettare, ringrazio e vado avanti! Ma niente sembra convincerlo. Allora sfodero le mie doti imprenditoriali: "Ti dò 5 euro!"
Non sento nemmeno un miagolio.
"Te ne dò 10, anzi 20!" 

Niente. Ma guarda te stì giovani d'oggi che non danno alcun valore ai soldi. Mi gioco l'ultima mossa: attacco un piagnisteo così pedante che mi dò fastidio persino da sola. E' costretto ad alzarsi se vuole farmi stare zitta. Ottimo! Gli porgo gli strumenti utili alla riuscita dell'operazione: una scatola con il coperchio per prendere il ragno e trasportarlo fuori dalla finestra. Faccio fare il lavoro sporco agli altri ma dò sempre utili consigli. E mentre gli spiego il mio piano nei minimi dettagli lui mi scansa con fare scocciato, come se lo avessi svegliato di prima mattina, si leva una ciabatta e la spiaccica contro il muro, sul povero ragno. Il tutto avviene in una manciata di secondi, senza che potessi dire nulla. Si volta e andandosene sentenzia senza cura: è morto, passa la scopa. 
Sono scioccata, non so se gioire per il problema risolto o dispiacermi per la fine del ragno. Sono in un limbo di sensazioni e ci resto per qualche minuto. Provo un terribile senso di colpa. Prendo la scopa e cerco il corpo. C'è un silenzio assordante nella mia camera. Mi sento il mandante di un brutale ed ingiusto assassinio. Vorrei scusarmi con i parenti ma....dov'è il corpo? Qui non c'è!La signora Ansia mi sorride di nuovo dall'altro lato della stanza, Panico invece mi stringe la testa con le mani. Ed eccola di nuovo la mia immaginazione che prende il sopravvento sulla realtà: il buon ragno non è morto, è solo ferito ed incazzato nero...sta aspettando nel buio di qualche fessura sconosciuta, sta curando le sue ferite per tornare alla ribalta e trovare vendetta. Mi sento osservata, sono di nuovo in pericolo. Verrà nel cuore della notte, mentre dormo a bocca aperta. E la consapevolezza ora è totale.
Sono fottuta. Completamente fottuta.

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