Che bello partire di pomeriggio! Ho avuto il tempo di pranzare e fare la valigia con calma. Non c'è stata nessuna sveglia, nessuna notte insonne per paura di non sentire la sveglia e nessun rincoglionimento dovuto al fatto di non aver dormito per paura di non sentire la sveglia.
L'autista scalda il motore. Sono le 13 meno cinque. Mi metto comoda e apro il mio diarietto di viaggio...è un po' che me lo porto dietro, ci scrivo le mie robine stupide e mi organizzo il viaggio, come questa bella check list, dove scrivo tutto quello che mi devo portare e poi spunto la casella quando l'ho presa e messa in valigia. Vedi, ad esempio, qui è tutto segnato, mutande, spazzolino...uh, manca una spunta.....cosa sarà?
Il battito accelera, le mani cominciano a formicolare. Oddio oddio...che cazzo ho fatto?
Una micro videocamera mi entra nell'occhio destro, mi risale come una scheggia tutto il nervo ottico fino su nel cervello, entra in quella zona in penombra, avvolta dalla nebbia dove risiede la mia memoria. Due lampi di luce, la nebbia si dissolve e la vede.....è li la stronza.
Bella, tutta rosea, con gli angoli un po' spiegazzati e ammorbiditi dal tempo. E' li nel cassetto del salotto dove un'altra stronza, che sarei io, ce l'ha messa pensando che sarebbe stato il posto più giusto per non dimenticarsela.
ok.ok.ok.
Panico ma niente panico.
Il danno è fatto.
Raccatto la roba che intanto ho disperso sul sedile e mi catafotto fuori dall'autobus. L'adrenalina mi accelera i pensieri così che in sei secondi vaglio ogni possibilità residua per non perdere il volo. Quella è l'ultima corsa che mi avrebbe permesso di arrivare in tempo a Milano, sicuramente il collegamento più veloce e tra cinque minuti parte. Senza di me, ovviamente.
Sono fottuta, e me lo merito.
Saluto con lo sguardo gli sconosciuti attorno, ignari passeggeri di un pullman che sarebbe partito anche senza di me. Dove sono gli amici nel momento del bisogno?
Poi mi volto e tento il tutto per tutto.
Il caso ha voluto che quel pomeriggio, proprio fuori dal pullman, al primo posto in coda tra i tassisti ci fosse proprio Roberto.
Roberto è il classico Torinese medio, nato e cresciuto a Torino ma con genitori del profondo sud, mezzo siciliano, mezzo calabrese. Tifa Juve, quando può, in sicurezza, passa con il rosso, strombazza per qualsiasi cosa succeda nel mondo, ha una bella bimba di 5 anni e una compagna che presto sposerà.
Io e Roberto da lontano ci guardiamo, e ci capiamo. Mai nella vita ho provato più complicità con uno sconosciuto come quel giorno, e vi assicuro che è una sensazione straordinaria rendersi conto che, al di là di tutte le brutture, puoi ancora contare sul buono che c'è nel mondo.
"Corso Re Umberto 140, più in fretta che puoi, ti prego"
"Che ti sei dimenticata?"
"I documenti"
"Ma perché Dio Santo non ve li tenete nel portafoglio i documenti?"
"Perché sono una stronza, e le stronze fanno così"
Dopo l'inaspettata quanto giusta paternale, comincia la fase incredibile. Uno scambio di suggerimenti sul da farsi che manco un brainstorming da Google avrebbe avuto la stessa intensità. Il risultato è un piano d'azione intenso e preciso e dettagliato.
"ok allora ricapitoliamo, appena mi fermo scendi, io intanto faccio il giro e ti aspetto qui sotto, cerco il percorso del pullman e tentiamo di rintracciarlo"
In un istante sono di nuovo sul sedile posteriore con la carta d'identità in mano. Il taxi sembra non essersi fermato mai e Roberto vola. Ho beccato l'unico tassista che Carletto Leclerc gli pulisce casa. Guida come se si fosse sincronizzato con tutto il resto di Torino. Rapido, ma con rispetto. Guida ben oltre il limite delle leggi fisiche, ma comunque abbastanza smooth da contenere la CO2.
E fa pure passare i pedoni sulle strisce, però li infama e questo mi tranquillizza.
Il tempo passa, e piano comincio ad abbandonare l'idea di partire. Ma Roberto di nuovo mi ripesca dai miei pensieri negativi...
"Quello li in fondo non è un autobus cittadino, è troppo grosso, mi sembra. Forse è lui"
Io scruto l'orizzonte e vedo solo una macchia scura e poco definita, ma ormai tutto mi scorre davanti ad una velocità pazzesca. Mi viene voglia di sventolare un fazzoletto bianco dal finestrino, così tanto per dare una parvenza di giustificazione a quella corsa folle, ma ho dimenticato la carta di identità figuriamoci se ho un fazzoletto in borsa. Roberto si lancia giù per una corsia che dubito fosse destinata alla circolazione delle auto, infatti ci sono solo tram, uno che sale, uno che scende e in mezzo noi, ma tralasciamo i dettagli.
"Mi affianco, vedi se riconosci il pilota"
Ah ecco, siamo passati da "autisti" a "piloti" in questa corsa senza senso.
Alla guida tranquillo, un uomo qualsiasi.
"Robbè proprio non so"
Roberto statuario non si scompone. Se l'aspettava.
"Va bene allora piano b"
Sorpasso azzardato, si piazza davanti e comincia a decelerare in vista del semaforo che sta per diventare rosso costringendo tutti alla stessa decelerazione. E il semaforo diventa rosso. E ci fermiamo e il pullman dietro di noi.
Maestosa e salvifica compare la scritta "Malpensa" sulla facciata scura del pullman.
E' lui!
"Roberto grazie oggi sei un eroe!"
"Ma quale eroe, ho anche io una figlia e se quando sarà grande si dovesse trovare in difficoltà, vorrei che qualcuno si sbattesse per lei"
Questa frase mi trapana il petto e mi esplode un sorriso.
Il Dalai Lama mi ha fatto da tassista oggi.
Arrivo a Malpensa in tempo. Il mio volo era in ritardo di un'ora.
Quel giorno sarei riuscita a partire lo stesso, ma meglio così.
D'altronde "non si è mai assorbito niente da un giorno di quiete"
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